• Cetara dal mare
  • Colatura di alici
  • coppia al ristorante
  • pescatore
  • Cetara dal cielo
  • Torre all'alba
  • Cetara di notte

Cetara è un piccolo borgo di pescatori della Costiera Amalfitana incastonato tra mari e monti. È da sempre considerata meta turistica di nicchia grazie al suo profondo legame con le attività economiche tradizionali, in primis la pesca, conservando così, praticamente intatto, il suo fascino di borgo marinaro. Il legame con il mare, che bagna la parte bassa del paese, insieme alle montagne che la circondano nella parte alta, conferiscono al paese una particolare conformazione ad anfiteatro che, ad oggi, caratterizza il borgo rendendolo approdo di turisti in cerca di arte, sostenibilità, promozione e valorizzazione dei territori naturali nonché delle eccellenze gastronomiche.
Il borgo è famoso anche per la Colatura di Alici D.o.P e per lo Sfusato Amalfitano I.g.p

Francesco Federici

 

Francesco Federici nacque a Cetara nel 1739, marchese di Pietrastormina, fu maresciallo sotto il re e generale della repubblica.Nel 1755 entrò nel reggimento di cavalleria "Napoli" e ben presto fu posto al comando di una divisione di cavalleria a Gaeta. Nel 1760 fu scelto per recarsi con altri ufficiali a Berlino da Federico II per aggiornarsi sulle rinnovate tecniche di guerra. Al comando del reggimento "Principe" partecipò nel 1796 alle battaglie di Fombio, Valleggio e Lodi, in cui Napoleone Bonaparte sbaragliò il generale austriaco Beaulieu.

Il 6 novembre 1798 Federici che comandava i reggimenti "Borbone", "Principessa" e "Principe Alberto" fu chiamato a Teano. Le armi borboniche furono scomposte, i Francesi entrarono in Napoli ed ebbe inizio l'ordinamento dell'esercito della repubblica e gli fu affidata la composizione della cavalleria. Ma ai primi di aprile le truppe francesi ebbero l'ordine di risalire verso Genova abbandonando Napoli al suo destino. Il 23 giugno fu sottoscritta la capitolazione: ai repubblicani si garantivano la vita e la libertà a Napoli oppure il permesso di imbarcarsi per Tolone. Ma la regina aveva già deciso la loro sorte. Il generale Federici fu imprigionato a Castel Nuovo e processato da un consiglio di guerra. Il 23 ottobre salì al patibolo e volle che un suo familiare gli coprisse il collo per evitare di essere toccato dalla mano del carnefice. Prima di morire rivolse alcune nobili parole ai soldati schierati, che piangevano di dolore.

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